sabato 13 maggio 2017

Quinta domenica di Pasqua



Ancora una volta Gesù fa uso di immagini per aiutarci a capire qualcosa di più di Lui, del Padre, della nostra vita di cristiani.
Dopo essersi paragonato alla porta e al pastore buono, oggi fa uso dell’immagine della casa: “nella casa del Padre mio vi sono molte dimore… vado a prepararvi un posto…”
Teniamo presente che questo brano si colloca negli ultimi momenti che Gesù trascorre con i suoi discepoli. Loro sono turbati perché sanno di doversi separare da lui e per l’annuncio dell’imminente morte. Ma Gesù li vuole rassicurare, tranquillizzare: “Non sia turbato il vostro cuore”. Vuol far loro comprendere un paradosso: che la sua morte non sarà una perdita per loro, ma un guadagno; che la sua morte non sarà un’assenza, ma una presenza ancora più intensa. Li rassicura che Dio è con lui. Ecco perché dice: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. E poi rassicura sull’effetto della sua partenza e dice appunto che “nella casa del Padre vi sono molte dimore”.
Qui bisogna comprendere bene questo versetto alla luce di quanto segue: “Vado a prepararvi un posto e… verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi”. E poi nel versetto 24 Gesù dirà: Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui.
Con l’immagine della casa Gesù dunque non pensa a una dimora fisica, concreta, dove arriveremo dopo la morte. Pensa invece a ciò che la casa esprime: comunione, intimità. Essa è il luogo privilegiato dell’incontro, dello stare insieme, dove ognuno ha il suo posto, il suo spazio. Non si tratta quindi di una dimora presso il Padre ciò a cui allude Gesù, ma del Padre che viene a dimorare tra gli uomini. Questa è la novità, la grande novità proposta da Gesù: non c’è più un santuario dove si manifesta Dio, ma in ogni persona che lo accoglie, lì Dio si manifesta. Noi possiamo diventare, proprio grazie alla sua ‘partenza’, al suo ‘tornare al Padre’ cioè entrare nella comunione intima con Lui, il luogo, la casa dove Lui si fa presente, dove vivere una comunione intima e permanente nella sfera della dimensione divina, nella sfera dell’amore.
Per questo Pietro nella seconda lettura ricorda ai cristiani: “Voi siete costruiti come edificio spirituale… avvicinandovi al Signore pietra viva”. Voi siete ora la sua casa! Quindi il Dio di Gesù è un Dio che chiede di essere accolto per fondersi con la persona e dilatare la sua capacità d’amore. Questa sarà la sua dimora.
Ecco tuttavia che i suoi discepoli fanno fatica a capire; e così anche noi. Sia Tommaso, prima, che Filippo, poi, pongono a lui una domanda. “Non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?”. Sembra dire Tommaso: ma quale via dobbiamo seguire per arrivare a questo incontro, a questa comunione, a questo stare insieme? Anche Filippo manifesta esitazione: “Mostraci il Padre e ci basta”, mostraci Colui con il quale ci inviti a vivere insieme, chi è questo Padre?
Le risposte di Gesù fanno chiarezza. “Io sono”: rivendica la sua condizione divina, affermando che solo Lui èla via, la verità, la vita”. E poi aggiunge: “Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre”. “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre”.
Ecco l’importante rivelazione di Gesù: “Io sono” il manifestarsi del Padre; io via che conduce alla verità su Dio e all’incontro di vita in Lui. Via che conduce alla ‘casa’, alla comunione d’amore.
Gesù è manifestazione visibile di Dio, ha mostrato chi è Dio con tutta la sua vita: amore che si fa servizio e si dona a noi.
Gesù è il manifestarsi del Padre; Dio è uguale a Gesù. Gesù è molto chiaro: “Chi ha visto me ha visto il Padre”.
E stranamente non dice “lo conoscerete nel futuro”, ma Gesù afferma: “Fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Questa comunione con il Padre alla quale Gesù ci invita dunque avviene già ora: “Fin da ora lo conoscete”, cioè siete in relazione con Lui.
Già ora siamo nella casa del Padre se siamo con Gesù, nel suo amore. C’è un vincolo, un legame personale strettissimo che ci rende partecipi della stessa vita di Dio, attraverso quella via che è Gesù stesso, venuto a svelarci la verità su Dio e su noi stessi.
“In verità, in verità vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre”. Così poi si chiude il brano. Come si fa a compiere azioni più grandi di Gesù? Non certo da soli. Gesù non ha potuto rispondere a tutti i bisogni dell’umanità. E’ nella comunità dei discepoli che oggi continuano le opere dell’amore, le opere del Padre. La relazione d’amore col Padre non è solo fatto personale, ma è chiamata a riflettersi nella vita della comunità. Una comunità tuttavia, come ci ricorda la prima lettura, che deve superare ogni forma di divisione e litigio e lasciarsi guidare solo dalla Parola di Gesù e dal suo Spirito. Solo così, se la comunità si rifà al suo nome e si edifica su Lui pietra angolare, diverrà capace di essere casa di comunione e di pace, “edificio spirituale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di Lui, che ci ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa”.

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