Storia e arte


Il Santuario dedicato alla Beata Vergine del Soccorso è ubicato nel comune di Tremezzina in frazione Ossuccio, di fronte all’isola Comacina, a circa 25 km da Como, sulla sponda occidentale del Lario.

Il Santuario sorge allo sbocco della Val Perlana sulle falde del monte di Ossuccio a m. 420 s.l.m., in un territorio dalla forte valenza religiosa per la vicinanza del monastero di San Benedetto, eretto dai monaci benedettini nell’XI secolo all’interno della stessa valle, e dell’Abbazia dell’Acquafredda, edificata dai monaci cistercensi nel XII secolo in territorio di Lenno, sull’altro versante della valle.

Il Santuario ha origini antiche come testimoniato anche dalla presenza di una statua lapidea della Madonna datata al 1300, ora conservata in una cappella laterale della chiesa. La tradizione vuole che essa sia stata ritrovata nel sec. XVI, nascosta in un anfratto boscoso, da una pa­storella sordomuta, che, in seguito al ritrovamento, avrebbe riac­quistato l'udito e la parola.

Il prodigio avrebbe dato avvio ad una vivissima devozione popolare e al sorgere stesso del Santuario, co­struito, appunto, nel luogo del ritrovamento della statua.

Nato dalla devozione popolare e costantemente abbel­lito grazie alla generosità degli abitanti, visse per secoli grazie all'opera dei suoi fabbricieri, mol­to spesso frati francescani che dividevano il proprio impegno fra la vita eremitica e la ricerca di nuovi fondi per il mantenimento e l'ab­bellimento della chiesa e del suo Sacro Monte.

Tra questi sono da ricordare in particolare Frate Lorenzo Selenato, terziario france­scano promotore della costruzione del Sacro Monte, il cui luogo di se­poltura è segnalato da una piccola croce sul pavimento antistante la cappella; Frate Timoteo Snider, responsabile della fabbriceria dopo fra' Selenato e probabile promotore della costruzione del viale e delle cappelle.


Nel XVII secolo, tra il 1635 e il 1710, il luogo è stato arricchito dal viale delle 14 Cappelle dedicate ai Misteri del Rosario e trasformato in un Sacro Monte. Quasi tutte le cappelle furono donate da ricche famiglie dell’epoca, in gran parte emigrate nelle terre dell’Impero; tra questi benefattori spicca la figura di Andrea Cetti di Lenno. In esse troviamo ben 230 statue in terracotta, gesso e stucco.


Nel 1720 al Santuario viene riconosciuta l’autonomia dalla Pieve di Isola. Diversi preti diocesani si susseguirono come Rettori del Santuario.

Dagli anni 1960-90 la conduzione del Santuario fu affidata a all’”Opera del Divin Prigioniero” fondata in quegli anni da don Giovanni Folci che fu rettore dal 1960 al ’63. Dal 1992 al 2014 il Santuario viene affi­dato all'ordine dei frati Minori Cappuccini della Provincia Lom­barda.

Dotato di una propria autonomia giuridica e pastorale, il Santuario ha accresciuto via via il proprio legame anche con le parrocchie circostanti e con l’intera Diocesi, in particolare da quando Mons. Alessandro Maggiolini (Vescovo di Como dal 1989 al 2006) volle che il Santuario della Beata Vergine del Soccorso divenisse il Santuario diocesano dedicato alla preghiera per le Vocazioni. Con il settembre del 2014 la Diocesi di Como è tornata a prendersi direttamente cura del Santuario.

Il Complesso del Sacro Monte della B.V. del Soccorso di Ossuccio venne dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità nel 2003, insieme agli altri otto Sacri Monti di Piemonte e Lombardia.


La chiesa è l’edificio più antico del complesso del Sacro Monte di Ossuccio e punto terminale del percorso delle cappelle che illustrano i Misteri del Rosario. Per questo tutta la decorazione interna è incentrata sul tema mariano, e, in par­ticolare, sulla celebrazione del XV ed ultimo Mistero: l'Incoronazione della Vergine.


Il santuario è stato realizzato non secondo un progetto unitario, ma è frutto di trasformazioni e ampliamenti eseguiti in momenti diversi.

La chiesa ha un impianto longitudinale disposto sull’asse ovest-est.

L’interno della chiesa è composto da un’unica navata suddivisa in quattro campate, coperte con volte a botte lunettate e decorate da pitture murali dedicate alla Vergine (l’Incoronazione della Vergine, l’Assunzione, e figure di Angeli con cartigli e di Angeli musicanti) inserite entro eleganti cornici in stucco. Nel corso del Seicento fu decorato con stucchi attribuiti allo stuccatore Giovanni Battista Muttoni, e dipinti murali attribuiti alla bottega di Salvatore Pozzi.



 
In controfacciata vi è un cartiglio in stucco realizzato da Agostino Silva con una iscrizione che ricorda la data di avvio di costruzione della chiesa (1537) e la data di consacrazione (1 agosto 1699) ad opera del vescovo Fran­cesco Bonesana.

 


Sopra il cartiglio vi è un riquadro dipinto che rappresenta la Nascita della Vergine affiancato dalle figure di due profeti Davide e Geremia.

Secondo alcune fonti in quest’area esisteva un tempio romano dedicato a Cerere, ma l'erezione del santuario è tradizionalmente legata dapprima alla devozione per un’antica statua della Madonna col Bambino conservata in una primitiva cappella, e in seguito ad un’immagine della Madonna col Bambino e S. Eufemia dipinta su una parete. Questa struttura originaria fu ampliata successivamente a partire dal 1537, data indicata come anno di avvio della costruzione della chiesa in una lapide sotto il santuario, lungo il viale, e nella iscrizione in controfacciata. Appare plausibile che l’edificio abbia raggiunto, almeno dal punto di vista strutturale, una configurazione sufficientemente definita entro il 1590, come suggerisce la data dipinta sopra l’ingresso. Vi erano due altari: l’altare maggiore ad oriente, coperto da mezza volta con dipinti che raffiguravano l’Assunzione, i dodici apostoli e decorazioni con fiorami, con al centro una statua della Beata Vergine col Bambino, e l’altro a sinistra dell’ingresso, decorato con un dipinto risalente al 1501 in cui erano rappresentate la Vergine col Bambino e S. Eufemia affiancate da altre figure di santi (S. Gerolamo, S. Sebastiano, S. Rocco e S. Benedetto), figure che sono state occultate dal successivo inserimento di un’ancona marmorea, realizzata fra il 1703 e il 1704.
 

Per lungo tempo il fulcro del santuario fu questo dipinto ad affresco del 1501, posto su questo altare laterale della chiesa e che verosimilmente stava come parete di fondo alla prima chiesetta che fu qui costruita; all’interno del dipinto si legge: “Questa figure de la Madona sie quela che fu depinta quando fu principiato questa gexa per la quale molti ne hanno receuto molte gratie”.

 

Nell’ultima campata a sinistra si apre l’accesso ad una cappella più profonda, dedicata alla Beata Vergine, suddivisa in due ambienti voltati contigui. Si accede alla cappella attraverso un piccolo pronao, con copertura a ombrello decorata con eleganti moti­vi floreali.

La cappella in cui è custodita la statua mariana venne realizzata nel 1878, su disegno dell’architetto Claudio Bernacchi. La statua, risalente probabilmente agli inizi del Trecento, raffigura una Madonna in maestà del tipo dif­fuso nel Trecento lombardo; è in marmo di Musso e reca dorature e tracce degli antichi colori. Venne inserita in una nicchia, all’interno del tronetto «fatto per il duomo di Como o meglio per l’altare del Ss.Sacramento». Biagio Magistretti, architetto della cattedrale di Como, lo realizzò nel 1843. Fu poi donato al Santuario su interessamento del canonico e sindaco capitolare del duomo di Como Giacomo Scola, nativo di Sala. In questa nuova sede, venne utilizzato per la collocazione della trecentesca statua in marmo della Madonna. Nel 1924 poi la parrocchia di Ponna Superiore donò l’odierno basamento ligneo con l’iscrizione AVE e una targhetta attestante l’omaggio.




Il tabernacolo ligneo intagliato e dorato, recentemente restaurato, è stato ricollocato dove già era posto precedentemente ed è di autore ignoto del fine seicento.

La volta di questo ambiente è decorata con un affresco che rappresenta il Padre Eterno con angeli.

Adornano le pareti dei due ambienti numerosi ex-voto: alcuni sei-set­tecenteschi, altri più recenti. Sopra la cappella si trova un ampio locale che raccoglie tutti gli altri ex-voto offerti per le grazie ricevute.



Alcune informazioni sul viale delle cappelle…

A circa un chilometro dal Santuario inizia il viale delle cappelle, lungo il quale si allineano i 14 tempietti baroccheggianti che racchiu­dono le scene rappresentanti i fatti della vita di Gesù e della Madonna ricordati nei misteri del rosario (il 15° mistero è raffigurato in Santuario).

I fatti sono raffigurati con statue (in totale 230) in stucco e terracotta di grandezza naturale e con af­freschi.

La costruzione delle cappelle ebbe anzitutto un intento religioso: presentare al pellegrino, che sale lentamente verso il santuario, gli avvenimenti principali riguardanti la storia della nostra salvezza, perchè dalla contem­plazione di essi venisse alimentata la sua preghiera, espressa specialmente con la re­cita del rosario.

Le cappelle, realizzate tra il 1635 e il 1710, sono veri capolavori d'arte degli stuccatori della scuola intelvese, e rappresentano una singolare documentazione etnografica e fol­cloristica di quei secoli. Autore principale ne è lo stuccatore Agostino Silva, di Morbio (1620-1706), artista che lavorò sia nella diocesi di Como sia altrove, come ad Assisi e a Urbino, e nelle cappelle del Sacro Monte di Varese.

Come pittori, lavorarono nelle cappelle Carlo Gaffuri, Francesco Innocente Torriani e Paolo Recchi.

E' interessante rilevare che il valore del Silva si manifesta non solo sotto il profilo artistico, ma anche e non poco dal punto di vista umano.

Il suo lavoro è un raro esempio, tramandato attraverso il sublime messaggio dell'arte, di un modo di concepire un mondo, un periodo, la vita, mediante gli uomini e i loro costumi. Nei figuranti delle cappelle traspare anche evidente il popolare concetto del Male, evi­denziato nell'individuo grottesco e brutto, mentre il Bene viene evidenziato nella bel­lezza e nella dolcezza che giunge a realiz­zarsi fin nella tonalità dei colori.

Le cappelle costituiscono un complesso architettonico-plastico che, in mirabile fusione con l'ambiente naturale, racchiude in sè, fuse e sintetizzate nelle sacre rappresentazioni, le più diverse realtà artistiche, nelle quali la scenografia diventa fatto vivo, dinamico e duttile, in funzione dei dati della tradizione cristiana.



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